Economista e uomo politico italiano. Presso le scuole dei Gesuiti compì
gli studi classici; il suo interesse scientifico si orientò, in seguito,
verso gli studi economici. Entrato a far parte, nel 1835, della Direzione
centrale della statistica per la Sicilia, diede vita a un "Giornale di
Statistica", che divenne presto molto apprezzato e lo rese noto anche al di
fuori dell'isola. Nel contempo egli partecipava alla vita politica e, in
particolare, concorreva alla preparazione della rivoluzione siciliana del 1848
scrivendo la
Lettera di Malta, atto di accusa contro il Governo
napoletano. Arrestato insieme ad Amari e a Perez nel gennaio 1848, fu presto
liberato dal riuscito moto rivoluzionario e chiamato a far parte del Parlamento
siciliano. Membro della Commissione incaricata di recare la corona di Sicilia al
duca di Genova, si recò a Torino nel luglio 1848 e in tale città
rimase, esule, in seguito al ritorno dei Borboni in Sicilia. A Torino,
F.
fece amicizia con uomini politici e soprattutto con Cavour che ne
sollecitò la collaborazione al "Risorgimento" e alla "Croce di Savoia".
Nominato professore di Economia politica nell'università di Torino, venne
a contatto con l'editore Pomba che gli affidò la direzione di quella
Biblioteca dell'Economista che costituisce un titolo di gloria per il
nostro Paese e alla quale
F. premise le importanti
Prefazioni. Le
lezioni che egli tenne a Torino per oltre un decennio ebbero straordinario
successo. Dopo un breve soggiorno nella Sicilia liberata, il 1862 ritrova
F. a Torino, chiamatovi da Sella che lo fece nominare consigliere della
Corte dei Conti. Nel 1867 fece parte, come ministro delle Finanze, del Gabinetto
Rattazzi e fu in seguito eletto deputato alla Camera, quale rappresentante del
collegio di Caccamo. In Parlamento restò per tre successive legislature
sino a quando, nelle elezioni del 1880, fu sostituito da Crispi. Nel 1868 fu
chiamato a dirigere la nuova Scuola Superiore di Commercio sorta a Venezia e
tale incarico conservò sino alla morte. Si deve a
F. il repentino
risveglio dell'interesse degli Italiani verso le scienze economiche di cui si
trova traccia non soltanto nell'abbondante letteratura dell'epoca, ma nella
stessa vastissima diffusione della
Biblioteca dell'economista (Palermo
1810 - Venezia 1900).